a cura di Lorenzo Salimbeni – Testimonianze lucide e dirette. Immagini in bianco e nero che gettano luce su 40 giorni di terrore. Un’accurata contestualizzazione di quel che avvenne nella Venezia Giulia durante la primavera 1945, mentre tutto il resto d’Italia era ormai stato liberato e si avviava verso la democrazia. Trieste, Gorizia, l’Istria e Fiume, invece, sperimentavano una breve ma cruenta occupazione da parte dell’esercito jugoslavo, come ben dimostra Trst je naš – Trieste è nostra, il nuovo documentario realizzato da Venice Film insieme all’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia con la collaborazione di FederEsuli e del Centro di Documentazione Multimediale e che è stato presentato in anteprima alla Sala Zuccari del Senato. Promotore di questa iniziativa è stato con la sua Fondazione Italia Protagonista il Senatore Maurizio Gasparri, ancora una volta vicino all’associazionismo degli esuli adriatici e motivato a promuovere la conoscenza di quelle pagine di storia patria che troppo a lungo sono state dimenticate o mistificate.
Su questo medesimo percorso di conoscenza opera il produttore Alessandro Centenaro, il quale sta portando a compimento una trilogia di documentari: «Dopo Vola colomba! – Trieste 1954 dedicato al travagliato dopoguerra di Trieste contesa fra Italia e Jugoslavia, oggi vedremo Trst je naš – Trieste è nostra, per far conoscere gli orrori dell’occupazione jugoslava della Venezia Giulia a guerra finita, mentre è già a buon punto la preparazione di In Odium Fidei, ispirato ai sacerdoti perseguitati dalla dittatura comunista di Tito»
Nel documentario ha portato la sua testimonianza di figlio di esuli istriani e di Sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, il quale intervenendo alla presentazione ha ricordato che nel maggio 1945 i titini nel capoluogo isontino fecero sparire centinaia di persone, la maggior parte delle quali prive di collegamento con il fascismo o con le autorità tedesche di occupazione: «Sindacalisti, antifascisti e rappresentanti del CLN goriziano vennero sequestrati e non se ne seppe più nulla: pagarono la colpa di essere contrari all’annessione alla nascente Jugoslavia comunista. Gorizia celebra il 25 Aprile come festività nazionale, ma per noi la vera liberazione avvenne il 12 giugno, allorchè l’accordo di Belgrado costrinse gli jugoslavi a lasciare almeno Gorizia, Trieste e Pola per far subentrare l’amministrazione militare anglo-americana: ecco perché abbiamo istituito la ricorrenza comunale del 12 giugno»
Alessandro Cuk, critico cinematografico e vicepresidente nazionale ANVGD, ha ricordato che fu la serie tv della RAI Il cuore nel pozzo ad affrontare per la prima volta l’argomento foibe, che poi è rimasto inesplorato fino a Red land – Rosso Istria, «una produzione di Venice Film dedicata al martirio di Norma Cossetto che ha riempito le sale cinematografiche ed ormai è una presenza fissa nel palinsesto della televisione pubblica, insieme a pellicole dedicate all’esodo come La rosa dell’Istria e La Bambina con la valigia. Oltre ai documentari già ricordati Venice Film ha realizzato anche Antonio Santin Defensor Civitatis, dedicato al carismatico Vescovo di Trieste negli anni della guerra e del dopoguerra. Abbiamo inoltre il docufilm della RAI Rotta 230° Ritorno alla terra dei padri che parla di esodo, reinserimento nella società italiana e riscoperta delle proprie radici»
«Tra poco vedremo una ricostruzione storica documentata ed inoppugnabile, basata su fonti scientifiche e ricostruzioni ormai indiscutibili» ha anticipato Donatella Schürzel, Presidente del comitato provinciale di Roma e vicepresidente nazionale dell’ANVGD «Le testimonianze che sentiremo sono importantissime ed emerge soprattutto la paura che l’arrivo dei titini suscitò nella popolazione. L’esercito jugoslavo non fu accolto come un liberatore, la gente restava chiusa in casa e la manifestazione patriottica che ebbe luogo a Trieste il 5 maggio fu repressa con morti e feriti. Si poteva andare in piazza solo per invocare l’annessione alla Jugoslavia ed in questo gli occupanti erano affiancati dal Partito Comunista Italiano sia nelle sue diramazioni locali sia nella sua sede centrale, come si evince dal libro dedicato ai rapporti tra Togliatti e Tito che Marino Micich ha pubblicato quest’anno con Mursia»
Peraltro Micich in rappresentanza della Società di Studi Fiumani era presente nel pubblico insieme tra gli altri a Carlo Cetteo Cipriani (Società Dalmata di Storia Patria), Simonetta Lauri (Associazione Sportiva Giuliana), Roberto Sancin (Associazione Triestini e Goriziani a Roma) e a docenti e studenti del Liceo Pascal di Pomezia (RM).
La proiezione del documentario ha quindi ricostruito le dinamiche della corsa per Trieste (angloamericani da una parte e jugoslavi dall’altra nel tentativo di raggiungere per primi il capoluogo giuliano) ed i quaranta giorni di terrore (1 maggio-12 giugno 1945) in cui sparirono migliaia di italiani contrari all’espansionismo jugoslavo: “Trst je naš” era il grido di battaglia dell’esercito partigiano jugoslavo che sembrò realizzarsi quando gli occupanti dichiararono Trieste città autonoma all’interno di quella che avrebbe dovuto essere la settima repubblica federata alla Jugoslavia.
Il progetto che voleva portare i confini fino al fiume Tagliamento venne neutralizzato dall’iniziativa diplomatica angloamericana che portò Tito a fare un passo indietro, anche perché aveva compreso che Stalin non era disposto a mettersi contro le potenze occidentali per sostenere le sue rivendicazioni più estreme. La Conferenza di Pace e le dinamiche della Guerra Fredda avrebbero definito il nuovo confine italo-jugoslavo, i lutti di chi non sa ancora dove portare un fiore per onorare la sepoltura dei propri congiunti sequestrati dall’OZNA, la polizia segreta di Tito, trovano una accurata ricostruzione storica in questo documentario che verrà proiettato a Trieste il 6 giugno e a Gorizia il 13 giugno.