Generale Giuseppe Morabito membro del Direttorio della NATO Defence College – Siamo nel periodo in cui i due conflitti in Ucraina e Israele sono purtroppo ancora in corso, a Roma il Conclave per la scelta del Santo Padre è nelle sue ore decisive e si sta affacciando alle cronache il confronto tra due potenze nucleari (India e Pakistan) dopo un attacco terroristico nel territorio controllato dall’India nella regione di confine contesa del Kashmir.
Quanto precede fa passare in secondo piano la situazione attuale in Libia, gli sviluppi previsti e le azioni che l’Europa potrebbe intraprendere per supportare in modo più efficace il processo politico.
Come noto, la Libia rimane altamente frammentata, con due governi in competizione nel rivendicare ciascuno il controllo di tutto il paese. Il GNU (Governo di Unità Nazionale) con sede a Tripoli, riconosciuto a livello internazionale, che lotta per la legittimità, facendo affidamento sulle milizie locali, sul sostegno finanziario della Banca Centrale e sul sostegno turco. Nel frattempo il GNU si confronta con il GNS (Governo di Stabilità Nazionale) con sede a Bengasi (che si appoggia al potente Generale Haftar) che non gode, a sua volta, di riconoscimento internazionale.
Il paese nordafricano è afflitto da rivalità tra milizie, conflitti tribali e un dilagante contrabbando di carburante a causa di un sistema di sussidi imperfetto. Le difficoltà quotidiane affrontate dai libici continuano ad aggravarsi, mentre gli sforzi per unificare la “governance” dei governi rivali sarebbero anche ostacolati dalla mancanza di un solido sostegno a tale progetto da parte della Missione ONU in Libia (UNSMIL). Gli sforzi dell’inviata Stefanie Khoury per ora sono vani .
Considerata la storia della Libia e le disparità regionali, uno stato centralizzato sembra improbabile e gli analisti della regione prevedono che entro il 2030 il paese diventerà una federazione o si sgretolerà.
La Libia si trova ad affrontare due importanti ostacoli al progetto che prevede lo svolgimento di elezioni nazionali. In primo luogo, l’élite politica e le milizie del paese hanno scarso interesse per le elezioni, poiché beneficiano del sistema attuale e sono abili nel ritardare le riforme. In secondo luogo, non c’è consenso su chi possa candidarsi alla presidenza. C’è incertezza sulla possibilità che sia il Primo Ministro Dbeibha sia il comandante dell’LNA (Esercito Nazionale Libico) Khalifa Haftar o Saif Al Islam Al Gheddafi (ricercato dalla Corte Penale Internazionale) possano candidarsi. Senza risolvere questa questione fondamentale, le discussioni sulle procedure elettorali rimarranno superficiali e difficilmente porteranno a vere elezioni.
L’UE ha un’influenza limitata in Libia e appare l’unica organizzazione internazionale che può sostenere la costruzione della società civile attraverso istruzione, formazione e tutoraggio. Questo include media, gruppi comunitari, sindacati, enti di beneficenza e ONG. Sarebbe, inoltre, utile anche sostenere la costruzione dello Stato rafforzando la governance, dall’amministrazione locale e la magistratura.
Alcuni analisti, in merito sulla strategia africana della Russia, ritengono che Mosca stia cercando di indebolire l’influenza occidentale nella regione, di sfruttare, a suo favore, le importanti risorse africane e quindi negarle all’Occidente. L’importanza dell’intervento russo in Libia va oltre i confini del Paese, poiché la Libia rappresenterebbe una porta d’accesso all’influenza russa nell’Africa subsahariana.
Atteso quanto messo in atto dalla Russia nell’area Sud del Mediterraneo gli stessi esperti sostengono che l’Europa dovrebbe cercare una migliore comprensione della posizione americana (soprattutto quella del Presidente Trump) e argomentazioni più solide per trovare un terreno comune che serva gli interessi di entrambe le parti.
In queste ore il New York Times riporta la notizia che gli Stati Uniti sarebbero pronti, a breve, a riportare un gruppo di migranti illegali in Libia.
Soprattutto c’è da controllare l’azione di influenza della Cina Popolare e della Turchia entrambi interessati allo sfruttamento delle risorse del paese e che agiscono solamente in relazione all’interesse nazionale.
La presidente del Consigli Meloni ha parlato di Libia con il presidente turco Erdogan nel recente incontro bilaterale.
Per il nostro paese la stabilità della Libia è importante sia per il controllo dei flussi migratori illegali (attenzione alle decisioni USA a tal proposito) sia per l’approvvigionamento di idrocarburi (petrolio – si tratta di uno dei nostri principali fornitori).
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