Succede che, finché si è sotto processo, l’ansia e la sofferenza sono indescrivibili. Cosa mi faranno? Cosa sarà di me e dei miei? Verrò creduto? Sarò capito? Il pianto e la tristezza sono il pane quotidiano perché la pena sta davanti a te ed è ignota. Poi viene l’ora della sentenza che, paradossalmente, anche se è pesante allevia: ora so quando sarà la fine. Ora posso scalare i giorni e, se pur siano migliaia, sono contati. Insomma, la sofferenza ci spaventa perché non ne conosciamo la durata. Sarò triste per sempre? Piangerò ancora per quanto? Sui muri delle celle spesso leggevo “Non c’è lunga notte che possa fermare il sorgere del sole”. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. Il dolore ha una fine…. https://lalocandadellaparola.com/2024/05/10/non-ce-notte-che-possa/
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