Editoriale – Schwab finge di defilarsi, ma i globalisti imperversano

Lunedì 27 Maggio si riuniscono gli Stati membri dell’Assemblea Mondiale della Sanità per esprimere il loro voto sul Trattato pandemico dell’Onu. Si tratta di prendere un decisione importantissima perché da essa dipenderà il futuro di miliardi di persone.

I globalisti, che fanno capo al Forum economico di Davos (fondato da Klaus Schwab, che, pare, stia cedendo ad altri la guida della sua Istituzione), sono al lavoro da tempo per prendere il controllo usando la salute come metodo di coercizione verso i riottosi.

In gioco non c’è solo la nostra libertà, ma quella delle future generazioni, cioè dei nostri figli e nipoti. Quello che è accaduto durante la pandemia è un esempio concreto di ciò che potrebbe accadere se i globalisti dovessero prevalere.

Con pochi decreti siamo stati costretti a subire vaccinazioni con sieri che si sono poi rivelati inefficaci e che in molti casi hanno provocato reazioni avverse fino a provocare decessi.

È stata orchestrata una campagna di disinformazione per convincere i genitori a “vaccinare” i bambini. Siamo stati obbligati a rinchiuderci nelle nostre abitazioni con limitazioni di movimento.

Milioni di lavoratori sono stati ricattati: senza il certificato vaccinale non avrebbero potuto conservare il posto di lavoro.

Medici, insegnanti, membri delle Forze armate, agenti di polizia e tanti altri lavoratori sono stati privati dello stipendio per avere rifiutato il siero.

Tante personalità, autorità pubbliche e persino religiose, purtroppo, si sono compromesse (anche se oggi si tende a minimizzare e ad oscurare il loro operato) nell’esortare i cittadini a vaccinarsi «per il loro bene» e nel condannare inesorabilmente coloro che dissentivano o, più cautamente, s’interrogavano sul perché di tale irragionevole sospensione della libertà.

Gli effetti dell’isolamento (lockdown) sono stati devastanti: si sono rotte amicizie, create fratture insanabili tra persone e persino tra famigliari. È stata un’azione diabolica (il vocabolo deriva dalla parola greca “diábolos”, cioè “dividere”) che ha raggiunto lo scopo di separare le persone.

A ben vedere anche il lavoro intelligente (smart working) e l’uso sempre più accentuato del telefonino (smart phone) favoriscono l’isolamento. Si comunica sempre meno in presenza, mentre si accentuano le videoconferenze. Ci si parla, ma a distanza.

Se, grazie ad internet, può essere vantaggioso contenere gli spostamenti o incontrare una persona in video, affidarsi totalmente alla digitalizzazione significa incrementare solitudine.

Ha scritto il filosofo, scrittore Yuval Noah Harari del Forum economico mondiale di Davos: «Gli esseri umani oggi sono animali hackerabili. L’idea che abbiano un’anima, uno spirito o un libero arbitrio e che nessuno possa sapere cosa accade dentro di loro è finita. Oggi le élite hanno gli strumenti per conoscere le persone meglio di quanto esse conoscano se stesse e possono manipolare o riscrivere la vita stessa».

Il progetto dei globalisti è in antitesi con quanto propone la Dottrina sociale cristiana: solidarietà, sussidiarietà, destinazione universale dei beni, bene comune (dell’intera umanità).

Detto in parole semplici: il progetto globalista è satanico perché immagina, attraverso il transumanesimo, di arrivare a sostituirsi a Dio.

Siamo al grande ritorno di Lucifero? Il principe e il più bello degli angeli, che promosse la loro ribellione? Il finale del copione però è noto: sconfitto dall’arcangelo Michele, Lucifero fu precipitato nell’inferno, dove divenne il capo dei demoni.

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