29 Marzo 2024
Repeats yearly forever
Venerdì Santo e Santi Pastore, Vittorino e compagni martiriIsaia 49,24-50.10 - Isaia 52,13-53.12 - Matteo 27,1-56 In questo giorno, in cui “lo Sposo è stato tolto”, la chiesa rivive il mistero della morte di Gesù attraverso la proclamazione liturgica della sua passione. La Parola diventa evento. I brani di Isaia, che precedono la lettura del Vangelo di Matteo, presentano il Servo di Dio che prefigura il Messia sofferente. La sofferenza non avrà l’ultima parola, anzi questa sofferenza prelude alla salvezza: “Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato”. Matteo ci presenta con un’efficacia notevole la passione e morte di Gesù. Sono dei quadri con una capacità descrittiva tali da coinvolgerci non come spettatori, ma protagonisti: il Consiglio dei sacerdoti e gli anziani contro Gesù; il rimorso di Giuda, il qualunquismo di Pilato, la via Crucis, la crocifissione, gli insulti, l’agonia sulla croce con il silenzio di Dio (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”) e la morte (“Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito”). Siamo fatti per la vita; morire da un punto di vista biologico è normale, e c’è poi la risurrezione (v. il Credo). Il Figlio di Dio non è venuto a spiegare la sofferenza, ma è venuto a riempirla della sua presenza. Gesù non spiega il male che ci assedia, ma lo condivide, assumendolo in se stesso e introducendo nel male stesso un seme di vita nuova. L’amore di Dio non ci protegge da ogni sofferenza, ma ci è vicino in ogni sofferenza. La morte di Cristo, proprio perché l’ha assunta su di sé, è la morte della morte. E non è una frase d’effetto; non crederemmo a Cristo, salvatore del mondo, a questo Gesù di Nazareth, se non avesse assunto tutta la nostra condizione fino alle estreme conseguenze, fino al limite più grosso, che è la morte, il caso serio della vita, che è la morte della vita umana; è la morte della morte. Ecco: quello che abbiamo contemplato ci sta davanti. Franco Cecchin, “A ciascun giorno la sua Parola - Anno B”, pp.133 ss., Àncora, MianoSANTI PASTORE, VITTORINO E COMPAGNI Il 29 marzo il Martirologio Geronimiano annuncia un lungo elenco di martiri, in capo al quale pone Pastore e Vittorino, che situa a Nicomedia. Come fa notare H. Delehaye, Pastore è un nudum nomen che si ritrova ancora l'indomani, 30 marzo, nella stessa fonte, in Aurelianis civitate, ma che nessun altro documento permette di riconoscere esattamente. Quanto a Vittorino lo ritroviamo già menzionato al 6 marzo nello stesso Geronimiano in compagnia di Vittore e sempre al 6 marzo nel Martirologio Siriaco del sec. IV: «a Nicomedia Vittorino». Di lui non si conosce niente altro. Usuardo, per primo in Occidente, nella seconda recensione del suo Martirologio inserì al 29 marzo: «Civitate Nicomediae, passio sanctorum Pastoris et Victorini», lasciando da parte i loro supposti compagni. C. Baronio nel Martirologio Romano riprese lo stesso annuncio aggiungendovi et sociorum.
Santi