V domenica dopo Pentecoste e San Giuseppe Cafasso

23 Giugno 2024

Repeats yearly forever

V domenica dopo Pentecoste e San Giuseppe CafassoGenesi 17,1b-16 Romani 4,3-12 Giovanni 12,35-50 I tre brani della Sacra Scrittura di questa domenica ci sollecitano ad un vero cammino di ricerca e di approfondimento che ci porta a stupirci della bellezza dell'essere cristiani. Iniziamo dalla prima lettura, tratta dal libro della Genesi. Il brano ci dà la versione sacerdotale dell'Alleanza del Signore con Abramo. E' la terza era della storia, che comincia con la parola di Dio, come le prime due: la creazione e la vicenda di Noé. Contenuto dell'Alleanza sono la fecondità e la terra promessa. Il presentarsi da parte di Dio con il nome proprio “Io sono” è la formula di rivelazione che perdura fino nel Vangelo di Giovanni. Il cambiamento del nome di Abramo designa il suo nuovo stato: “Padre di una moltitudine”. La circoncisione, che acquista qui il valore di segno dell'Alleanza, è un segno fisico e irrevocabile che esprime l'appartenenza al popolo di Dio. Il tema della fecondità si traduce nella situazione familiare: la promessa si attua non attraverso una schiava egiziana, ma attraverso “Sara” (la principessa). “Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei”.
Passiamo alla seconda tappa della nostra ricerca con il brano di Paolo ai Romani: la fede di Abramo, celebrata dalla Genesi (vedi capitolo 15,6) precede sia il patto sancito tra Dio e lui con la circoncisione, sia la vicenda del sacrificio di Isacco. Con quell’atto di fede, Abramo riconobbe il suo limite e quello di Sara (la loro incapacità di dare vita) e credette. Abramo si appoggiò a Dio datore della vita e per questo ricevette la salvezza; egli è “padre di tutti i non circoncisi che credono”.  
Arriviamo, infine, alla pienezza, al compimento, con il brano del Vangelo secondo Giovanni. Il discorso, che Gesù fa, è un po’ il suo ultimo appello prima della passione, prima della glorificazione: “Quando sarò innalzato da terra, tutti attirerò a me”. Ci troviamo di fronte all’affermazione che il Figlio è la trasparenza del Padre. Accogliere o rifiutare lui significa accogliere o rifiutare il Padre. Gesù si presenta a noi come rivelatore del Padre; chi cerca lui, cerca il Padre; chi vede lui, vede il Padre; chi ascolta lui, ascolta il Padre; chi  crede in lui, crede nel Padre;  chi si fida di lui, si fida del Padre; chi segue lui, segue il Padre.
Da Franco Cecchin, “A ciascun giorno la sua Parola - Anno B”, pp. 199 e ss., Àncora, Milano San Giuseppe Cafasso Castelnuovo Don Bosco, Asti, 15 gennaio 1811 - Torino, 23 giugno 1860 Nasce a Castelnuovo d'Asti nel 1811, frequenta le scuole pubbliche al suo paese e poi entra nel Seminario di Chieri (Torino). E' di salute malferma, ma sacerdote già a 22 anni, e con un solido ascendente sui compagni. Viene accolto dal teologo Luigi Guala nel convitto ecclesiastico da lui aperto a Torino. Questi lo spinge a compiere opera di catechesi verso i giovani muratori e i carcerati, poi lo vuole a fianco nella cattedra di teologia morale. In 24 anni di insegnamento Giuseppe forma generazioni di sacerdoti, dedicandosi anche ad un'intensa opera pastorale verso tutti bisognosi: condivide le ore estreme con i condannati a morte ed opera tra i carcerati, cui non fa mancare buone parole e sigari, includendo nel suo servizio anche l'aiuto alle famiglie e il soccorso ai dimessi. Succeduto al Guala, ne perfeziona l'opera, rifiutando sempre ogni titolo onorifico. Grande amico di don Giovanni Bosco (che lo definirà «modello di vita sacerdotale»), lo aiuta materialmente e moralmente nella sua missione. Papa Pio XII lo ccanonizzò il 22 giugno 1947.

Santi

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