V Domenica di Quaresima e San Patrizio

17 Marzo 2024

Repeats yearly forever

V Domenica di Quaresima e San PatrizioDeuteronomio 6,4a. 20-25; Efesini 5, 15-20; Giovanni 11, 1-53 La vicenda di Lazzaro ci sollecita a guardare in faccia la morte. La morte può essere vista come fatto e come mistero. Come fatto la morte è assenza di vita, è dissolvimento.
Come mistero la morte è la conseguenza estrema del nostro allontanamento da Dio, è interruzione della comunione vitale e concreta tra le persone. Gesù non è venuto ad alterare il ciclo normale della vita fisica, liberandoci dalla morte biologica, ma a dare a questa un significato e uno sbocco nuovo.
Gesù parla della morte di Lazzaro come di un addormentarsi e dice: ”...ma io vado a svegliarlo”. Di fronte alla sua stessa morte Gesù è preso da angoscia, sperimenta la solitudine, sente come uomo il silenzio di Dio su Padre, ma si fida di Lui che lo rende Signore della vita.
Gesù nella prossimità della sua Pasqua, con la risurrezione di Lazzaro, ci manifesta la sua vera identità: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà...”.
La fede nel Signore Gesù è condizione unica e irrinunciabile per avere la vita eterna e per avere nell’oggi un senso pieno del vivere e dell’impegnarci.
La morte di Cristo è una morte che ci apre. Questo è possibile se teniamo presente l’appello di Paolo nella Lettera agli Efesini a vivere con intensità i giorni che ci stanno davanti “comportandoci non da stolti, ma da saggi, facendo buon uso del tempo”.
Franco Cecchin, “A ciascun giorno la sua Parola- Anno B", pp. 119 e ss., Àncora, Milano SAN PATRIZIO Britannia (Inghilterra), 385 ca – Down (Ulster), 461 «Arrivato in Irlanda, ogni giorno portavo al pascolo il bestiame, e pregavo spesso nella giornata; fu allora che l’amore e il timore di Dio invasero sempre più il mio cuore, la mia fede crebbe e il mio spirito era portato a far circa cento preghiere al giorno e quasi altrettanto durante la notte, perché allora il mio spirito era pieno di ardore». Patrizio nasce verso il 385 in Britannia da una famiglia cristiana. Verso i 16 anni viene rapito e condotto schiavo in Irlanda, dove rimane prigioniero per 6 anni durante i quali approfondisce la sua vita di fede secondo il brano della Confessione che abbiamo letto all’inizio. Fuggito dalla schiavitù, ritorna in patria. Trascorre qualche tempo con i genitori, poi si prepara per diventare diacono e prete. In questi anni raggiunge probabilmente il continente e fa delle esperienze monastiche in Francia. Ha ormai 40 anni e sente forse la nostalgia di ritornare nell’isola verde. Qui c’è bisogno di evangelizzatori e qualcuno fa il suo nome come vescovo missionario. Egli si prepara, ma la famiglia è restia a lasciarlo partire, mentre degli oppositori gli rimproverano una scarsa preparazione. Nel 432, tuttavia, egli è di nuovo sull’isola. Accompagnato da una scorta, predica, battezza, conferma, celebra l’Eucarestia, ordina presbiteri, consacra monaci e vergini. Il successo missionario è grande, ma non mancano gli assalti di nemici e predoni, e neppure le malignità dei cristiani. Patrizio scrive allora la Confessione per respingere le accuse e celebrare l’amore di Dio che l’ha protetto e guidato nei suoi viaggi così pericolosi. Muore verso il 461. È il patrono dell’Irlanda e degli irlandesi nel mondo.

Santi

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