IV Domenica di Pasqua e Sant’Anselmo d’Aosta

21 Aprile 2024

Repeats yearly forever

IV Domenica di Pasqua e Sant'Anselmo d'AostaIV Domenica di Pasqua
Atti 20,7-12 - 1 Timoteo 4,12-16 - Giovanni 10,27-30
La prima lettura ci dà questa testimonianza: “Proprio a Troade, il primo giorno della settimana” , ha luogo l’unica Eucaristia di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli. La celebrazione eucaristica riceve il suo nome tipico di “frazione del pane”. Quasi sicuramente la S. Messa comprendeva la liturgia della Parola e la liturgia del pane. San Paolo è la figura esemplare del pastore ad immagine di Cristo, che spezza il pane per i fedeli e ridona la vita ad un ragazzo. Durante l’Eucaristia di Triade, Paolo parla a lungo; il suo discorso è indicato con due termini significativi: “la parola” e “conversare”. Durante il discorso, un giovane di nome Eutico (=Fortunato) cade da una finestra e muore. Paolo scende e lo restituisce vivo: il racconto riprende il miracolo della figlia di Giairo in Luca (8,52). L’episodio è caratterizzato da due movimenti: alto-basso; luce-tenebre. Questa osservazione, unita al significato del nome Eutico e alla collocazione pasquale dell’episodio (cfr. 20,69), permette di interpretare in senso simbolico la narrazione. Il luogo della Parola e dell’Eucaristia è il luogo dell’esperienza pasquale della comunità, in cui la risurrezione è vissuta nel concreto. Per intuire adesso il cuore del Vangelo di oggi, partiamo dalla dinamica dell’amore umano. Una relazione si può costruire a partire dall’incontro tra due persone, dall’attenzione e dalla stima reciproca, dalla consapevolezza di essere importanti per l’altro (per l’altra) e dalla certezza che riponiamo la nostra fiducia in mani sicure. “Le mie pecore ascoltano la mia voce io le conosco ed esse mi seguono”. Il cristianesimo non è un fatto anonimo, è un incontro vivo con il Signore Gesù: è uno che ci conosce e ci chiama per nome. “Ascoltare” e “seguire” non indicano principalmente una adesione intellettuale, ma una adesione vitale: si ascolta con il cuore e si segue con la vita la Parola del Signore. E’ un camminare sulla via che ha percorso Gesù: c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Questo seguire crea tra Gesù e i discepoli una comunione profonda. E’ una relazione nuova. “Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”. Gesù ci fa partecipi della “vita eterna”. E la “vita eterna”, che Gesù ci dona, è la possibilità di continuare le relazioni che nel tempo presente si vanno costruendo con le persone. Infine l’epistola di Paolo ci presenta il noto passo in cui il giovane Timoteo viene esortato a mantenersi fedele al “dono spirituale” da lui ricevuto per l’imposizione delle mani. In poche battute viene delineato il ritratto del pastore nei suoi compiti, nello stile di vita e nella sua apertura agli altri. Corrispondendo al dono ricevuto nel sacramento, il ministro di Dio è chiamato all’insegnamento fedele e alla guida pastorale dei fratelli con una dedizione totale e perseverante, sapendo che in ciò sta la salvezza propria e altrui. E questo non vale solo per i responsabili della comunità cristiana, ma anche per ogni vero discepolo di Gesù Cristo. Franco Cecchin, “A ciascun giorno la sua Parola - Anno B”, pp. 152 e ss., Áncora, Milano Sant' Anselmo d'Aosta Vescovo e dottore della Chiesa Aosta, 1033 - Canterbury, Inghilterra, 21 aprile 1109 Nasce verso il 1033 ad Aosta da madre piemontese, entrambi nobili e ricchi. Travagliato il rapporto con la famiglia che lo invia da un parente per l'educazione. Sarà solo con i benedettini d'Aosta che Anselmo trova il suo posto: a quindici anni sente il desiderio di farsi monaco. Contrastato dai genitori decide di andarsene: dopo tre anni tra la Borgogna e la Francia centrale, va ad Avranches, in Normandia, dove si trova l'abbazia del Bec con la scuola, fondata nel 1034. Qui conosce il priore Lanfranco di Pavia che ne cura il percorso di studio. Nel 1060 Anselmo entra nel seminario benedettino del Bec, di cui diventerà priore. Qui avvierà la sua attività di ricerca teologica che lo porterà ad essere annoverato tra i maggiori teologi dell'Occidente. Nel 1076 pubblica il «Monologion». Nel 1093 diventa arcivescovo di Canterbury. A causa di dissapori con il potere politico è costretto all'esilio a Roma due volte. Muore a Canterbury nel 1109.

Santi

Condividi:

Post correlati