28 Marzo 2024
Repeats yearly forever
Giovedì Santo e San CastoreGiona 1, 1-3, 5.10- 1 Corinzi 11,20-34- Matteo 26,17-75 Il triduo pasquale è aperto da questa solenne celebrazione vespertina “nella cena del Signore” di tipo vigiliare. Lasciamoci coinvolgere dai tre brani della S. Scrittura che la chiesa ambrosiana ci ha offerto e abbiamo sentito proclamare per immergerci nel mistero di questi tre giorni. La prima lettura, che è un ampio passo del libro di Giona, è un po' il “portale di ingresso” del triduo pasquale. I tre giorni passati dal profeta “nel ventre del pesce” prefigurano la vicenda di Gesù e diventano chiave interpretativa dei giorni che ci stanno davanti e già adombrano - nella salvezza di Giona e il perdono ai Niniviti - l'orizzonte della risurrezione. La seconda lettura (I Corinzi) ci presenta il documento più antico che testimonia la celebrazione eucaristica nella prima comunità cristiana come dato ricevuto e trasmesso con l'esigenza della fede e di un amore fraterno concreto e credibile per vivere con autenticità la comunione. Poi abbiamo letto l'inizio della lettura continua della Passione del Signore nostro Gesù Cristo secondo Matteo, a partire dai preparativi della Pasqua fino al pianto di Pietro dopo il rinnegamento. Qual è l'immagine di Dio che emerge nel Giovedì santo da Gesù, il Figlio di Dio? E' un Dio che ama, che ama noi a perdere; sapeva chi lo avrebbe tradito, rinnegato; sapeva che i suoi lo avrebbero abbandonato e ha la fantasia di anticipare il dono di sé per dare la possibilità a noi, di ogni luogo e di ogni tempo, di entrare in comunione con questo Dio che si dona diventando cibo; è un Dio che ha paura di quello che gli sta davanti, è un Dio che sente la solitudine, ma si affida al Padre. Grazie, Signore Gesù per quel “Giovedì” che rende mirabile e intenso ogni nostro Giovedì santo.Franco Cecchin, “A ciascun giorno la sua Parola - Anno B”, pp. 131 e ss., Àncora, Milano
SAN CASTORE DI TARSO È commemorato dal Martirologio Geronimiano e dal Romano il 28 marzo e il 27 aprile. La reduplicazione è probabilmente dovuta (Delehaye) a una confusione, imputabile ai copisti, fra V Kal. Apr. e V Kal. Mai.
Nel Romano, Castore è menzionato il 28 marzo con Doroteo e il 27 aprile con Stefano. Queste aggiunte sono evidentemente dovute a cattiva lettura o interpretazione delle rubriche del Geronimiano, dove il nome di Castore è bensì preceduto il 28 marzo da quello di Doroteo e seguito il 27 aprile da quello di Stefano, senza peraltro che quei santi (entrambi ricordati come «di Nicomedia», dove il solo Doroteo è commemorato il 12 marzo) abbiano nulla a che fare con Castore
Si noti da ultimo che un Castore è ricordato dal Geronimiano il 16 marzo come capo d'un gruppo non omogeneo di martiri di Nicomedia. L'identificazione fra i due omonimi è possibile.
Santi