Domenica di Pentecoste

19 Maggio 2024

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Domenica di PentecosteAtti 2, 1-11;  1Corinzi 12, 1-11;  Giovanni 14, 5-20 Pentecoste: festa dello Spirito Santo. E’ il dono di Gesù, è il dono per eccellenza del Risorto. Il brano degli Atti degli Apostoli della prima lettura con la frase: «Mentre stava compiendosi il giorno di Pentecoste» vuole indicarci che il dono dello Spirito Santo è il compimento della Pasqua di Cristo. Lo Spirito Santo discende sui discepoli e diventa principio di unità e di comunione nella Chiesa e nel mondo. La dispersione dei popoli - che la Scrittura vede come conseguenza dell’orgoglio degli uomini - con l’effusione dello Spirito Santo si ricompone. L’annuncio del Vangelo è compreso da ciascuno nella propria lingua. Le ”grandi opere di Dio” - avvenute nella morte e risurrezione del Signore - sono destinate a tutti i popoli, come inizio della nuova umanità, animata dall’amore. La Pentecoste è festa della nascita della Chiesa universale.Nel brano paolino odierno, che la Chiesa ambrosiana ci offre in questa solennità, ci viene presentato lo Spirito Santo come principio della fede e della carità nella Chiesa. Per la sua interiore illuminazione è possibile riconoscere Gesù come il Signore, glorificato alla destra del Padre. Come anche per la sua forza unificante e costruttiva i vari doni da lui ricevuti servono all’edificazione della Chiesa. Il principio è il medesimo Spirito di Cristo risorto, che in questa varietà di grazie si manifesta e diviene efficace. Pentecoste significa anche riconoscere questo nella Chiesa e fuori della Chiesa; significa scoprire il proprio carisma e promuovere quello degli altri. Tutti i carismi e tutti i ministeri, essendo per la loro diversità e molteplicità strettamente complementari, devono essere al servizio della Chiesa e del Regno di Dio. Da: Franco Cecchin, “A ciascun giorno la sua Parola -Anno B”, pp. 174 e ss., Àncora, Milano
 
San Celestino V - Pietro di Morrone Isernia, 1215 - Rovva di Fumone, Frosinone, 19 maggio 1296 (Papa dal 29/08/1294 al 13/12/1294) Pietro da Morrone, sacerdote, condusse vita eremitica. Diede vita all’Ordine dei “Fratelli dello Spirito Santo” (denominati poi “Celestini “), approvato da Urbano IV, e fondò vari eremi. Eletto papa quasi ottantenne, dopo due anni di conclave, prese il nome di Celestino V e, uomo santo e pio, si trovò di fronte ad interessi politici ed economici e a ingerenze anche di Carlo d’Angiò. Accortosi delle manovre legate alla sua persona, rinunziò alla carica, morendo poco dopo in isolamento coatto nel castello di Fumone. Giudicato severamente da Dante come “ colui che per viltade fece il gran rifiuto “, oggi si parla di lui come di un uomo di straordinaria fede e forza d’animo, esempio eroico di umiltà e di buon senso.

Santi

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