9 Maggio 2024
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Ascensione del Signore e San Pacomio AbateAtti 1,6-13a Efesini 4,7-13 Luca 24,36b-53Nella concezione biblica il cielo è la sede di Dio: Gesù ha concluso la sua missione e torna al Padre. Gesù è salito al cielo per essere ancora più vicino a noi. E’ tornato a casa per prepararci un posto con lui alla destra del Padre. La buona e lieta notizia è che Gesù nel prepararci un posto, non ci abbandona un istante e ci è sempre vicino: “Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”. Dice il Signore Gesù: “Riceverete la forza dello Spirito santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”. E’ importante vivere questa solennità con la consapevolezza che il Signore è in mezzo a noi, che Lui nel momento della Pentecoste ci ha dato l’amore stesso di Dio, lo Spirito santo che è amore, forza e consolazione. Questa festa dell’Ascensione, dell’assenza visibile di Gesù, oltre a darci la certezza che nasce dalla fede che c’è il Paradiso perché il Signore Gesù ne ha aperto le porte, ci sollecita anche a riconoscere la presenza di Gesù in mezzo a noi. Ora diamo alcune indicazioni di questa presenza: ogni uomo che cerca con cuore sincero il Signore Gesù dovrebbe essere lieto perché se ha questa capacità, allora vive questa assenza visibile come l’occasione di qualcosa di più profondo. Indichiamo questi elementi. In ogni momento della nostra vita (vedi la vicenda dei due discepoli di Emmaus. Il giorno dopo il sabato sentono che Cristo è davvero risorto, ma non ci credono. Tornano a casa. Si accosta un forestiero: questo è Gesù. Gesù è compagno di viaggio là dove viviamo ogni giorno. Sta a noi riconoscere questa presenza); nella S. Scrittura (quando nella chiesa viene proclamata la Parola è Cristo che ci parla); nell’Eucaristia (quel pane consacrato è Gesù che si dona a noi); nella comunità (“là dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono in mezzo a loro”); nel fratello che ha bisogno ( “quello che hai fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’hai fatto a me!”). Allora per un istante, mentre siamo invitati a volgere lo sguardo al cielo, per vedere il traguardo finale della nostra vita, nello stesso tempo abbiamo la capacità di riconoscere questa presenza: “Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!”. Da Franco Cecchin, “A ciascun giorno la sua Parola - Anno B”, pp. 164 e ss., Àncora, Milano
SAN PACOMIO ABATE Alto Egitto, 287 - 347 Nacque nell'Alto Egitto, nel 287. Arruolato a forza nell'esercito imperiale all'età di vent'anni, finì in prigione a Tebe con tutte le reclute. Protetti dall'oscurità, la sera alcuni cristiani recarono loro un po' di cibo. Il gesto degli sconosciuti commosse Pacomio, che domandò loro chi li spingesse a far questo. «Il Dio del cielo» fu la risposta dei cristiani. Quella notte Pacomio pregò il Dio dei cristiani di liberarlo dalle catene, promettendogli in cambio di dedicare la propria vita al suo servizio. Tornato in libertà, adempì al voto aggregandosi a una comunità cristiana di un villaggio del sud, l'attuale Kasr-es-Sayad, dove ebbe l'istruzione necessaria per ricevere il battesimo. Si mise per sette anni sotto la guida di un vecchio monaco, Palamone. Una voce misteriosa lo invitò a fissare la sua dimora in quel luogo, al quale presto sarebbero convenuti numerosi discepoli. Alla morte dell'abate Pacomio, i monasteri maschili erano nove, più uno femminile. Del santo restò sconosciuto il luogo della sepoltura
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