Oggi 20 Giugno si celebra la Giornata mondiale del rifugiato. A proclamarla, il 4 Dicembre 2000, in occasione del 50° anniversario della Convenzione del 1951 relativa allo stato dei rifugiati, è stata l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 55/76.
L’obiettivo di tale Giornata è «di intensificare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti e contribuire alla pace e alla sicurezza dei rifugiati».
L’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), nell’ultimo decennio ha richiesto ad una trentina di Stati di reinsediare oltre 1 milione di persone fuggite dal proprio Paese, ma si sa che è molto più alto il numero di coloro che soffrono per le persecuzioni dei propri governi o delle società di cui sono originari.
Negli ultimi anni il numero maggiore di richieste per lo stato di rifugiato è venuto da siriani, seguiti da sudanesi, afgani e congolesi.
Il perché s’intuisce ricordando ciò che è accaduto e sta accadendo tuttora in Siria, Sudan, Afghanistan e Repubblica Democratica del Congo.
Non è semplice offrire a milioni di persone una nuova speranza di vita. Risulta oltremodo complicato anche inserire in un Paese europeo donne e uomini adulti cresciuti in contesti culturali e religiosi diversi, quando non opposti, a quelli propri del mondo occidentale che il Vecchio Continente incarna in modo mirabile.
Fao, Onu, Unicef, Oms, Unhcr e tanti altri organismi internazionali si stanno dimostrando delle mostruose macchine mangia soldi impegnate a promuove eventi, convegni, tavole rotonde (orge di parole spesso superficiali) che descrivono i problemi, ma nulla fanno per risolverli.
Nessuno abbandona volentieri la propria casa, il luogo in cui è cresciuto, gli affetti di cui è circondato.
I milioni di profughi e di migranti che vagano da una nazione all’altra in cerca di un tozzo di pane o dell’incolumità personale sono vittime delle scellerate scelte compiute dalle élite economiche, politiche e religiose dei loro Paesi d’origine.
Sono proprio queste élite che meritano d’essere sanzionate dai vari organismi internazionali i quali, però, aldilà delle chiacchiere, si guardano bene dall’intervenire.
I profughi e i rifugiati sono generati dalle guerre civili o tra Stati. Sono i conflitti che vanno sedati. Senza pace continuerà ad aumentare il numero dei disperati in cerca di un luogo in cui ricominciare a vivere.
Come sottolinea Papa Leono XIV «la pace non è un’utopia spirituale, è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa».
Oggi è la Giornata del rifugiato di cui anche Cipputi ha sentito parlare. Però, ragazzi, è anche venerdì; per cui, grande rispetto per l’evento promosso dalle Nazioni Unite, ma testa e cuore sono già a che cosa si farà, come ci si divertirà sabato e domenica. Mare e spiaggia incombono.