Il Consiglio provinciale ha approvato all'unanimità il testo con cui si delibera di non aprire nuovi fronti estrattivi in Provincia di Lecco.
Il Consiglio provinciale ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno unificato di maggioranza e minoranza con cui si esclude lo sfruttamento di nuovi siti estrattivi. Di fatto niente cava sul Cornizzolo, niente cave nel meratese, niente cava di sabbia ad Annone Brianza.
Come già annunciato nella scorsa settimana era vicino l'accordo tra le forze politiche rappresentate in Consiglio provinciale e infatti nella seduta di questa sera, mercoledì 28 Novembre, sono stati ritirati i due ordini del giorno distinti che erano stati depositati per giungere a una mediazione con un testo unico.
Nel deliberato approvato si legge che: «il Consiglio provinciale chiede alla giunta di concludere e portare in approvazione il piano cave provinciale escludendo lo sfruttamento di nuovi siti di estrazione e concentrando le valutazioni su eventuali implementi di escavazione e di estrazione unicamente nei giacimenti già aperti, tenendo nella debita considerazione il parere e la valutazione delle amministrazione comunali coinvolte, avendo sempre a riguardo le osservazioni e le linee guida qui richiamate».
Il capogruppo del Pd, Italo Bruseghini sottolinea come «le opposizioni abbiano rinunciato alla richiesta di sospensione dell'iter di revisione del Piano Cave per trovare l'accordo e si dicono disponibili a parlare del recupero ambientale della cava Mossini».
Proprio sul tema della cava Mossini l'assessore provinciale all'ambiente, Carlo Signorelli (foto a sinistra) sottolinea «la necessità di revisionare il piano cave in quanto quello relativo a sabbia e ghiaia era scaduto al 31 dicembre 2011 e senza di esso non è possibile autorizzare il recupero ambientale che il Comune di Galbiate e un gruppo industriale stanno studiando».
Per il presidente della Provincia, Daniele Nava «c'è stata mediazione tra salvaguardia ambientale e bisogni delle imprese del territorio, dell'occupazione».
Tra le premesse della delibera approvata si legge «a seguito del procedimento di Vas (Valutazione ambientale strategica) intermedia, che comunque ha evidenziato criticità sotto il profilo tecnico in relazione alle nuove escavazioni in alcuni potenziali giacimenti, è emersa dal territorio una tendenziale contrarietà in merito ai nuovi ambiti estrattivi».
Le forze politiche inoltre prendono atto «della decisa contrazione del mercato edilizio e del conseguenziale calo del fabbisogno di materiale frutto di escavazione» e valutano che il riordino delle Province penalizzi «l'operato dell'Ente, rendendo comunque inattuabile anche per ragioni di mera tempistica la revisione di un Piano Cave che implichi eventuali inteventi di escavazione in nuovi potenziali siti».
Alessandro Pozzi (foto a destra) di Sel inoltre rimarca ancora «gli 80mila euro spesi per lasciare sostanzialmente tutto inalterato». Sempre Sel, per voce del coordinatore provinciale Ercole Castelnovo manifesta soddisfazione per la scelta politica, sottolineando però come «una rondine non faccia primavera, rimanendo cioè in attesa dei fatti a cui tutte le forze politiche si sono impegnate».
Infine il rappresentante del Coordinamento Cornizzolo, Giuseppe Stefanoni esprime «soddisfazione per un passaggio politico importante, una presa di posizione non solo dei singoli partiti, ma di tutto il Consiglio provinciale». Stefanoni però sottolinea come la partita non sia finita in quanto sussistono ancora rischi dovuti al riordino delle province e all'approvazione finale del Consiglio Regionale.