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"Monumento a Manzoni in Lecco: invenzioni e verità storica"

Gentile Direttore,
la lettera della “studentessa qualunque”, indirizzata al Sindaco Brivio e pubblicata dal Vostro giornale il 26 novembre scorso, richiama giustamente l’attenzione sulla cultura – la quale si sostenta di idee ma necessita anche di adeguate strutture logistiche.

Ho scritto anch'io al Sindaco (firmando) il 23 novembre. Nella lettera lo invitavo (per la seconda volta in due settimane) a una presa di posizione chiara sulla verità storica del Monumento Manzoni in Lecco: un aspetto importante per il posizionamento culturale della città, e quindi anche della sua politica turistica (con la cultura – quella vera – si possono anche determinare notevoli entrate economiche).

La mia lettera era indirizzata anche ad altre 60 persone, quasi tutte formalmente collegate alle Istituzioni culturali di Lecco: assessori e consiglieri comunali, direttori dei vari settori culturali, Musei, ecc. Naturalmente anche al Ministro Franceschini e al Direttore della Soprintendenza di competenza.

Alla mia vi sono state non poche risposte, alcune anche di consiglieri e assessori, che mi hanno ringraziato per i contenuti scientifici della missiva. Al momento però gli effetti sul piano pratico sono stati nulli: il Comune continua pubblicamente a farsi garante di una interpretazione della propria storia, fantasiosa quando non distorcente o falsificante. La questione non è di poco conto e attiene sia al merito sia al metodo.

Conoscendo il Suo interesse per la storia di Lecco, trasmetto anche a Lei la mia “Lettera aperta” al Sindaco Brivio. Non è brevissima ma, trattando di un tema curiosamente poco noto proprio nella “città del Manzoni”, ho avuto bisogno di uno spazio un po’ più ampio del normale.

La ringrazio per l’attenzione e La saluto con cordialità.
Fabio Stoppani – Presidente
Centro Studi Abate Stoppani

Gentile Signor Sindaco Brivio,
il 25 ottobre scorso, nel corso della nuova inaugurazione del restaurato Monumento all’Abate Stoppani (Lei allora mi consentì di pronunciare qualche parola sulla sua figura, sia come Presidente del Centro Studi Abate Stoppani sia come parente) è stato annunciato l’avvio del restauro al Monumento ad Alessandro Manzoni in Lecco, da Lei presentato ufficialmente alla stampa l’11 novembre scorso.

Il contesto delle nostre osservazioni.
Come Le è già noto, il nostro Centro Studi svolge da anni una approfondita analisi storica sull’attività e il pensiero dell’Abate Stoppani. Tra le molte attività dell'Abate, da noi analizzate con una particolare cura per gli evidenti legami con le tematiche e i dibattiti sul nostro oggi, vi è il suo impegno proprio per quel monumento, del cui restauro Lei ha presentato l’11 novembre anche gli elementi di carattere storico.

Fino a oggi, questo impegno di Stoppani, sviluppatosi tra il 1873 e il 1891, è stato trascurato dalla comunità degli storici: in quei due decenni in tutta Italia si eressero centinaia e centinaia di monumenti a moltissime personalità; per ricordare Alessandro Manzoni non c’era certo bisogno di una statua in una piccola cittadina del Nord-Italia.

Noi riteniamo invece che l’impegno dell’Abate Stoppani nella realizzazione di quel monumento sia importante per comprendere il senso dell’attività teorico-organizzativa da lui svolta nell’ultima parte della vita, dedicata a una intensa lotta di modernità contro il cattolicesimo intransigente (allora dominante in Vaticano), per un cattolicesimo moderno e democratico, trasversale a tutti i ceti e a tutti gli schieramenti del fronte risorgimentale.

Non a caso, a partire dal 1881, l’Abate aveva ampliato il progetto originale del 1873, proponendo contemporaneamente al monumento a Manzoni in Lecco, il monumento in Milano a Rosmini. Nelle sue intenzioni si trattava di avviare una grande azione di comunicazione culturale attraverso la pubblica rappresentazione artistica dei due campioni di quel cattolicesimo che in Italia poteva aspirare a porsi come alternativa al positivismo francese di scuola comtiana; all’idealismo tedesco della lezione hegeliana; al neo-tomismo proposto da Papa Leone XIII.

Per ciò, abbiamo dedicato molte energie a questa vicenda, apparentemente secondaria nella vita di una personalità, sempre molto impegnata in attività di carattere scientifico o filosofico-esegetico di grande respiro.

Ne stiamo facendo un libro corposo, che non si limiterà agli aspetti cronachistici (per altro inediti e di grande interesse per la città) ma evidenzierà le ragioni più profonde che mossero l’Abate a impegnarsi perché in Lecco, immediatamente dopo quello di Milano, venisse eretto un grande Monumento al poeta per eccellenza dell’Italia libera e unita.

Rinviando ad altra occasione l’illustrazione di questi aspetti di carattere generale, mi limito in questa sede a richiamare le motivazioni dell’Abate Stoppani a quell’impegno, che avevano – e hanno – una più stretta attinenza con la storia e la fisionomia di Lecco.

L’importanza per la cultura di Lecco – di ieri e di oggi.
L’Abate Stoppani, già all’indomani della morte di Manzoni (22 maggio 1873), si attivò perché anche la piccola Lecco di allora si impegnasse nella realizzazione di un grande monumento al poeta de I Promessi Sposi. Dopo un periodo di sospensione (ne illustriamo più avanti i perché), il progetto venne ripreso nel 1884, fondamentalmente per due ragioni:

1. Evidenziare in modo inequivocabile (e non eludibile), il legame organico tra la personalità artistica e umana di Manzoni e Lecco; la città che Manzoni cantò al mondo nel suo romanzo e considerò sempre come propria città natale, al di là del mero dato anagrafico.

Alessandro Manzoni nacque infatti a Milano, in Contrada S. Damiano 20 (oggi Via Visconti di Modrone 16), nella casa affittata dal padre Pietro per le permanenze della famiglia nella città ambrosiana. Ma il Caleotto di Lecco era “LA casa” della famiglia Manzoni fin dal 1618 e lì – in quasi 200 anni di storia e di vita – erano nati gli avoli, i nonni e il padre di Alessandro.

A Lecco, Manzoni fu allattato, passò l’infanzia, l’adolescenza, la prima maturità; ne fu anche primo cittadino; la lasciò a 33 anni – quando la definizione della sua personalità artistica e umana poteva considerarsi già conclusa.

2. Mostrare l’idoneità e la maturità di Lecco a rappresentare a livello nazionale ed europeo questo essere – nella sostanza psicologica, culturale e sociale – città natale del più grande poeta del nostro Risorgimento. Quello della umile gente; della giovane donna e del suo fidanzato, irriducibili in faccia alla prepotenza; di una religione non asservita al potere ma sostegno alla dignità.

Mostrare cioè che Lecco era qualche cosa di più di un agglomerato di “arse officine” e di frequentati mercati. Che era anche terra di uomini liberi, aperti alle idee di giustizia e di progresso. Città fattrice di uomini come “quel bel tipo di onesto ribelle che era Renzo Tramaglino” – come scriveva Antonio Ghislanzoni, rispondendo positivamente a una lettera dell’Abate Stoppani che, nuovamente nel 1884, lo chiamava a essere ancora tra i protagonisti nella raccolta fondi.

Una piccola città dove la parte migliore della popolazione – pur divisa tra radicalismo garibaldino-mazziniano e moderatismo monarchico – era compatta nella netta opposizione al clericalismo intransigente, espressione di quella “vecchia Italia” che aveva avuto in Manzoni un instancabile e ascoltato oppositore.

Una piccola città che, appena dopo avere (seconda in Italia) eretto una statua a Garibaldi (di cui tutti i promotori della statua a Manzoni – Abate Stoppani in prima fila – erano ammiratori quando non compagni in battaglia), si era dedicata con slancio al monumento a Manzoni, facendone anche una campagna di mobilitazione nazionale.

Dedicare un vistoso e orgoglioso monumento al bardo riconosciuto dell’uguaglianza, della democrazia e dell’unità d’Italia – possibilmente più maestoso e artisticamente complesso del monumento di Milano – era il modo più incisivo e duraturo nel tempo per assicurare a Lecco una visibilità e centralità nella cultura italiana, assolutamente superiore al suo peso economico o amministrativo.

L’Abate Stoppani, e la parte più evoluta della città, erano perfettamente coscienti di questo aspetto, che mantiene ancora oggi tutta la sua centralità.

Attraverso l’intreccio delle figure dell’Abate Stoppani e di Alessandro Manzoni, Lecco potrebbe infatti riproporsi alla cultura italiana e internazionale – come già alla fine dell’800 – come ‘patria’ della poesia e della scienza.

Da qui il nostro vivo interesse per la questione, e una non distratta attenzione alla verità, che forse ha già suscitato qualche malumore.

Ma veniamo all’attualità e al perché di questa mia seconda lettera aperta.
Il 10 novembre 2015, il tardo pomeriggio precedente la conferenza stampa in cui Lei ha presentato l’avvio del restauro al Monumento a Manzoni, l’Assessore Valsecchi (che da mesi tenevo informato dei nostri studi sulla storia del monumento stesso), mi aveva dato copia della “Relazione Storica”, stesa dalla dott.ssa Tiziana Rota, con cui in agosto era stato richiesto il nulla osta alla Soprintendenza.

La sera stessa, per telefono e per iscritto, avevo immediatamente avvertito Valsecchi della inadeguatezza sul piano storiografico di quella relazione, non solo densa di errori grossolani ma anche deformante della realtà storica di Lecco; dell’azione dell’Abate Stoppani; dell’intera vicenda. Valsecchi, ringraziandomi per la segnalazione, mi aveva assicurato che la “Relazione Storica” non sarebbe stata assolutamente distribuita.

Non è andata così: la “Relazione Storica”, seppure emendata di un solo errore insostenibile (si faceva morire l’Abate Stoppani nel [sic] 1991) e limitata al suo primo capitolo “Storia del Monumento”, l’11 novembre è stata distribuita alla stampa e caricata sul sito del Comune, a disposizione di chiunque.

Considerando la cosa di nocumento al buon nome dell’Amministrazione Comunale e della città di Lecco, il 16 novembre scorso ho fatto pervenire una dettagliata “Analisi Critica” della “Relazione Storica sul Monumento Manzoni” (7 pagine), all’attenzione Sua, Signor Sindaco, e a quella del Vice Sindaco-Assessore Francesca Bonacina; degli Assessori Simona Piazza; Salvatore Rizzolino; Corrado Valsecchi; del Presidente del Consiglio Comunale Giorgio Gualzetti; dell’addetto stampa Anna Rosa; dei Signori Rinaldo Zanini (Presidente Appello per Lecco); Tiziana Rota (Presidente Amici dei Musei del territorio lecchese); Giacomo Luzzana (Direzione tecnico-artistica del restauro).

La nostra “Analisi Critica” del 16 novembre, sulla base di inoppugnabili riscontri storici, indica come la ‘Storia del Monumento’, parte della “Relazione Storica”, redatta dalla dott.ssa Tiziana Rota:
– minimizza e rende irrilevante il rapporto tra Lecco e Manzoni (“passò una parte della vita”;
– inventa di sana pianta alcuni elementi della vicenda (una mai esistita “guerra delle statue”; un mai esistito “comitato cattolico”, di cui avrebbe fatto parte l'Abate Stoppani, ostile alla statua di Garibaldi e favorevole a quella di Manzoni);
– distorce la stessa personalità ideologica dell’Abate Stoppani e del gruppo dirigente della Lecco di allora;
in breve, rappresenta un totale travisamento delle azioni, intenzioni e obiettivi dei promotori del monumento inaugurato nel 1891.

Mettevamo in luce anche numerosi svarioni di cultura generale contenuti nella “Relazione Storica” (qui, per es., si faceva dell’Imperatore del Brasile Don Pedro di Alcantara, l’Imperatore del [sic] Messico) e (evidenti segni di superficialità) errori di battitura che rendevano anche grottesco il documento (per es., e come già ricordato, si faceva morire l’Abate Stoppani il 1 gennaio [sic] 1991; inaugurare il monumento a Garibaldi in Lecco il 16 novembre [sic] 1984; agire il patriota risorgimentale lecchese Giuseppe Arrigoni nel [sic] 1948).

A una settimana di distanza, alla nostra “Analisi Critica” abbiamo registrato questi riscontri:
a. L’Assessore all’Istruzione universitaria e ricerca, prof. Salvatore Rizzolino, ha apprezzato la fondatezza storica e l’utilità delle nostre osservazioni.

b. L’Assessore ai Lavori Pubblici, sig. Corrado Valsecchi (notoriamente anima dell’Associazione Appello per Lecco) ci ha invece risposto con una pagina densa di elogi alla competenza culturale della “Storica dell'Arte” dott.ssa Rota (Presidente Amici dei Musei del territorio lecchese e sua sodale nelle attività culturali del territorio), cercando di minimizzare come ‘inesattezze’ dovute al clima ferragostano, le macroscopiche fantasie e deformazioni contenute nella “Relazione Storica” e suggerendo pateticamente che, comunque fosse, si poteva pur sempre “correggere il testo”.

c. L’Ufficio Stampa del Comune, forse stimolato da questo autorevole suggerimento, della “Relazione Storica” ha “corretto il testo”, ma unicamente sullo svarione più ridicolo (“Don Pedro d’Alcantara, l’Imperatore del Messico”), lasciando assolutamente invariato tutto il resto.

Appare quindi ancora a oggi che il Comune condivide pienamente i contenuti della “Relazione Storica”, del tutto lontani dalla verità e da noi denunciati con argomenti comprensibili da chiunque sia dotato di un minimo di cultura. L’Ufficio Stampa ha pensato bene, però, ad aggiungere con grande evidenza i riferimenti della dott.ssa Tiziana Rota, indicata come Presidente Associazione Amici dei Musei [sic] di Lecco. Come a dire: se avete qualcosa da ridire, rivolgetevi alla relatrice.

Ma forse anche a precisare che, su questa vicenda del 1891, la linea culturale del Comune di Lecco è di spettanza dell’Associazione Amici dei Musei del territorio lecchese e tale deve rimanere.

Gentile Signor Sindaco,
La conosciamo come capace amministratore e come sensibile alle tematiche della cultura.

Ci consenta quindi di richiamare nuovamente la Sua attenzione su questa vicenda che comincia a essere preoccupante per la personalità stessa della città e – se non corretta – irrispettosa anche per la Soprintendenza, che ha concesso il suo nulla osta, nonché per lo stesso sponsor, che ha destinato risorse non insignificanti al restauro del Monumento a Manzoni in Lecco, fidando nella Sua autorevolezza.

Come primo cittadino Lei è responsabile non solo della cura “materiale” del Monumento a Manzoni. A dispetto di chi vorrebbe confinarLa in questo ruolo puramente esecutivo (riservando invece la parte “culturale” del restauro ad associazioni come Appello per Lecco e Amici dei Musei del territorio lecchese), Lei è responsabile e tutore anche del contenuto etico-culturale-storico del Monumento a Manzoni.

Come Lei stesso ha ricordato recentemente, si restaurano i marmi e i bronzi non solo per mantenere integre opere valide sul piano estetico ma soprattutto per ribadire la validità delle idee e dei comportamenti delle personalità raffigurate.

Per questo, fra qualche settimana, Lei celebrerà il restauro del Monumento a Manzoni in Lecco, probabilmente assieme alle autorità religiose della città.

A Lei, signor Sindaco, in quella inaugurazione spetterà un compito importante: raccontare alla città il senso etico, morale, storico di quel monumento.

Dovrà ricordare di Alessandro Manzoni la raffigurazione pur pregevole nel bronzo ma soprattutto il pensiero e l’ispirazione del più grande poeta dell’Italia risorgimentale.

Quell’indimenticabile “non ti far mai servo : non far tregua coi vili : il santo Vero mai non tradir”; quei suoi innovatori e profondi “Inni Sacri”; quel suo fermo voto per la capitale in Roma della nuova Italia; quei suoi I Promessi Sposi, pubblica e vera dichiarazione d’amore per la propria patria naturale.

Sarà suo compito ricordare l’Abate Stoppani – il lecchese sacerdote-scienziato, che di quell’iniziativa fu l’originale e instancabile promotore e organizzatore. Quel prete onesto e aperto, precursore di tante attuali verità, che volle fosse fissato nel bronzo il legame indissolubile tra Lecco e Manzoni. Che di Manzoni esaltò sempre il cattolicesimo democratico, così legato al pensiero di Antonio Rosmini, allora dalle miopi scomuniche del Vaticano difeso dall’Abate Stoppani con pochi altri, e oggi beatificato dalla Chiesa di Roma.

Ricordare quel gruppo di uomini – Resinelli, Ghislanzoni, Keller, Villa-Pernice, Gavazzi, Badoni, Torri-Tarelli – i più evoluti della Lecco di allora.

Tutti ammiratori tanto di Garibaldi quanto di Manzoni e nessuno legato a quell’inesistente “comitato cattolico” che sarebbe stato contrario alla statua a Garibaldi e favorevole a quella a Manzoni, di cui – con un vero revisionismo culturale – si favoleggia nella “Relazione Storica”, in uno con il richiamo a una mai avvenuta “guerra delle statue”.

Infine dovrà ricordare che i clericali intransigenti della Lecco di allora furono aspramente sia contro la statua di Garibaldi sia contro la statua di Manzoni. Lei, Signor Sindaco, dovrà in una parola essere garante della verità storica della città: a Lei, primo cittadino (come il Manzoni del 1816), guarderanno i lecchesi per avere una conferma della propria identità.

Ma quell’inaugurazione dovrà essere una tappa di un percorso informativo e formativo, rivolto alla città e anche di incitamento alle nuove generazioni, perché riflettano sulle vicende del passato, per meglio fare nel futuro.

Ma ciò non si può fare avallando con l’autorità del Comune il cumulo di sciocchezze e di invenzioni contenute nella “Relazione Storica”, presente sul sito del Comune e rinvenibile ai primi posti di una semplice ricerca su Internet “storia monumento manzoni lecco”, a disposizione di ogni studente d’Italia, per la disperazione dei docenti di ogni grado.

Signor Sindaco, faccia togliere dal sito del Comune quell’insulto all'intelligenza della città e anche al semplice buon senso, che a questo punto comincia a diventare un simbolo anche di impudenza e di arroganza. Lo sostituisca con un messaggio veritiero e intellettualmente sano, di cui Le abbiamo già tracciato i dati salienti. Se per qualunque motivo ritiene opportuno non avvalersi per questo aspetto del nostro Centro Studi Abate Stoppani, si rivolga agli storici seri della città: ne avete di eccellenti e sapranno con ottimi argomenti – magari anche meglio di noi – tutelare la memoria collettiva.

Gentile Signor Sindaco, è stato fatto un errore e – alla credibilità culturale di Lecco – recato un danno. Questo non può più essere cancellato, ma si può cercare di arginarlo e – anzi – prenderne spunto per avviare un percorso positivo di intelligenza storica.

In fondo non è difficile: Lei potrebbe adottare il metodo seguito allora dell’Abate Stoppani: coinvolgere tutti i cittadini in una operazione di verità da offrire come contributo alla cultura nazionale, per rivitalizzare le radici più profonde della collettività lecchese. Le ripropongo alcuni degli elementi che a suo tempo ho già trasmesso a Valsecchi, da porre in sinergia anche con altri momenti della vita cittadina attinenti al Manzoni (per es. gli attuali interventi al Caleotto):
• Predisponete un breve ma serio documento di analisi storica, da utilizzare come traccia di base, e fatene partecipe la cittadinanza con una conferenza pubblica bene organizzata.

• Lanciate la campagna “Il Manzoni di casa nostra”, coinvolgendo tutti i cittadini in un percorso di ricostruzione sulle vicende degli anni 1873-1891. Fatevi collettori delle memorie che, di quel momento, sono forse ancora conservate nelle case dei discendenti dei protagonisti di allora.

• Sollecitate le famiglie allora significative per la vita di Lecco. Mobilitate gli intellettuali e gli storici della città – ve ne sono di valenti.

• Coinvolgete i centri di formazione del territorio, dalle scuole elementari (allora i bimbi lecchesi diedero in massa il loro contributo al Monumento di Manzoni) all’Università.

• Rinsaldate la memoria di Manzoni e di Stoppani, anche riproponendo alcuni film di un secolo fa, dedicati a I Promessi Sposi.

Imboccate, in una parola, la strada maestra che porti luce là dove ora v’è confusione e superficialità. Il Centro Studi Abate Stoppani è a completa disposizione delle Autorità cittadine per contribuire alla definizione di un percorso strategico che collochi in modo autorevole Lecco nel panorama culturale italiano ed europeo.

Gentile Signor Sindaco in calce e per Sua comodità, Le riproponiamo la nostra “Analisi Critica” alla “Relazione Storica”, da cui abbiamo espunto solo l’unica osservazione sullo svarione “Imperatore del Messico” che è stato dal Suo Ufficio Stampa emendato. Abbiamo invece mantenuto inalterati tutti gli argomenti di sostanza della nostra analisi su cui, a oggi, Lei non ha evidentemente potuto prestare attenzione.

La prego di dar riscontro a questa nostra. Non faccia cadere nel silenzio un onesto e sano richiamo al “santo Vero”, il criterio di ‘verità sempre e comunque’ che nella loro vita e opere guidò costantemente l’Abate Stoppani e Alessandro Manzoni.

Cordiali saluti
Fabio Stoppani – Presidente
Centro Studi Abate Stoppani

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