La concelebrazione è stata partecipata dal gruppo di ragazzi della classe terza elementare della comunità pastorale, comprendente le parrocchie di Barzago, Bevera e Bulciago.
La festa liturgica dell’Immacolata Concezione ha offerto l’opportunità a S.E. Mons. Luigi Stucchi di un felice ritorno, domenica 8 dicembre, a presiedere la concelebrazione eucaristia nel rinnovato Santuario di S. Maria Nascente di Bevera, condivisa con il parroco della comunità pastorale Maria Regina degli Apostoli, don Fabrizio Crotta, e il parroco emerito del Santuario, don Ambrogio Ratti.
Qui, infatti, ha spiegato don Fabrizio, «Mons. Stucchi ha esercitato l’ultimo anno di attività pastorale da chierico e anche da diacono, celebrando una delle sue prime SS. Messe quando la parrocchia era appena nata, ma già conosciuta in tutta la Brianza». Il Vescovo, ringraziando i sacerdoti per l’invito, ha detto: «Il Santuario è scritto in profondità nel mio cammino ed è quindi un po’ come tornare a casa, in quello snodo che è il diaconato tra il seminario e l’esercizio del ministero sacerdotale».
La concelebrazione è stata partecipata dal gruppo di ragazzi della classe terza elementare della comunità pastorale, comprendente le parrocchie di Barzago, Bevera e Bulciago, che stanno compiendo il cammino di iniziazione cristiana, unitamente ai loro genitori.
L’ingresso dei sacerdoti nel Santuario è stato processuale, come si fa per le festività liturgiche più importanti dell’anno: dall’oratorio alla chiesa percorrendo il viale delle cappellette, nelle quali sono rappresentati i misteri del santo Rosario, preceduti dai ragazzi che hanno partecipato al ritiro e dai chierichetti. Sosta all’ingresso del presbiterio per il canto del kyrie prima di salire all’altare. La liturgia è stata accompagnata dal coro della Santuario.
Mons. Stucchi ha ricordato nell’omelia che ormai sono trascorsi quarantotto anni dalla sua presenza a Bevera per cui è difficilissimo «conoscersi, tranne qualche amico presente». Ma tutto ciò che è impossibile all’uomo – ovvero riconoscere i volti per nome – è possibile «riconoscersi nel disegno di Dio e della Chiesa» come «un solo corpo, una sola famiglia con Dio come Padre e Maria come Madre», nella certezza che il Signore rivela a ciascuno attraverso il cammino dell’Avvento, proprio nella festa che fa «splendere di una bellezza insuperabile l’Immacolata», «che io sono prezioso ai suoi occhi».
Poi il Vescovo si è rivolto ai bambini con queste parole: «Non potendo chiamarvi per nome, vi guardo negli occhi e vorrei chiedere due grazie: che nel vostro cuore il Signore venga davvero chiedendovi di spalancarlo, di renderlo disponibile; e come Maria si rallegra all’annuncio dell’Angelo, possiate essere veri testimoni della gioia come dice papa Francesco».
Ma per realizzare questo disegno di grazia diventa fondamentale la formazione permanente, come sta a significare la Giornata di adesione all’Azione Cattolica. La Chiesa ha bisogno di «testimoni gioiosi, servitori senza condizione delle persone, perché tocchino con mano che la Chiesa vive, cresce, si irrobustisce dal Padre attraverso Gesù sotto lo sguardo vigile di Maria», ha concluso Mons. Stucchi. All’offertorio insieme ai doni sono state portate le tessere dell’Azione Cattolica, poi benedette e consegnate agli aderenti al movimento nel pomeriggio.
Invocando la benedizione sui bambini in particolare e sui sacerdoti, il Vescovo ha sottolineto i cambiamenti in atto nella Chiesa, che comportano sacrifici «quindi è bello che il popolo capisca questo cambiamento – come vado dicendo dappertutto nel ruolo di Vicario della formazione permanente del clero – e lo assecondi; lo si capisce meglio dopo averlo fatto come il Signore vuole la sua Chiesa».
Nel pomeriggio alle ore 14.30, la comunità pastorale si è riunita presso la cappella di Fatima, lungo la via che dallo svincolo di Bevera porta a Brongio, per la recita del Rosario. Nel pensiero di commiato Mons. Stucchi ha sottolineato la dinamica della vita che scorre per ciascuno con le proprie difficoltà: «Allora guardo alla Immacolata come Colei che tiene insieme per unire perché la via giusta, quella del Paradiso, si percorre solo insieme. Insieme la Chiesa rifiorisce.
Questa è l’originalità del cammino cristiano, insieme con i propri pastori, come dice papa Francesco: i pastori e le pecore devono avere lo stesso odore, nel senso nobile del termine. In genere i pastori l’odore lo prendono dalle pecore, perché è segno che si cammina insieme e si fatica insieme».