Un documentato reportage di Martino Ghilotti è confluito in un libro che testimonia il lavoro di un'associazione di volontariato a favore del Paese africano
Sarebbero poco meno di diecimila i missionari italiani sparsi per il mondo. Si tratta di laici, fidei donum (cioè preti formatisi in Italia, ma emigrati in altre Chiese), religiosi, suore, ma anche membri di congregazioni missionarie, vescovi e nunzi apostolici attivi in Asia, America Latina, Africa, Oceania e in alcuni Paesi europei. A loro si affiancano 826.000 volontari, circa l’1,37 per cento della popolazione dello Stivale, distribuiti in ventunmila associazioni, impegnate per lo più nel settore socio-assistenziale, ma anche in ambiti come la protezione civile e la tutela dell’ambiente.
Di questo vasto “esercito del bene” fa parte l'Associazione Kwizera onlus (Via Cavour 37 – 55027 Gallicano Lucca – tel. 328.1888534 – C/c n. 32268427), che da oltre un decennio sostiene, con utili progetti, lo sviluppo del Rwanda. Il minuscolo Paese – è grande come il Piemonte – conta circa 10 milioni di abitanti e dista un centinaio di chilometri dalla linea dell'equatore, nell'emisfero meridionale. Situato in pieno Centro Africa, senza sbocchi sul mare, confina a Ovest con la Repubblica Democratica del Congo, a Nord con l'Uganda, a Est con la Tanzania e a Sud con il Burundi.
Nella capitale Kigali (851.000 abitanti) è concentrato il 9 per cento dell'intera popolazione urbana, non essendoci nel Paese altre città. Le due principali etnie, Tutsi (19 per cento) e Hutu (79 per cento) vivono, infatti, in una miriade di villaggi rurali concentrati nelle zone più elevate dell'altopiano. Martino Ghilotti, una vita trascorsa come dirigente del Credito Valtellinese ed ora tra i più attivi sostenitori dell'Associazione Kwizera onlus, ha raccolto in un documentato reportage (confluito nel libro Kizera Rwanda) la storia di un popolo che, dal 1994, anno della sanguinosa guerra civile costata 800.000 morti, sembra proteso ad edificare una comunità nazionale più coesa, ma soprattutto più sviluppata culturalmente ed economicamente.
Annota Ghilotti che «in Rwanda “il cima per fare affari è decisamente positivo”, come conferma la Banca Mondiale che nel 2010 colloca il Paese al quarto posto in Africa nella graduatoria “Doing business”. Graduatoria che tiene conto (con criteri misurabili “oggettivamente”) dei tempi burocratici per aprire società e pagare le tasse, della trasparenza legislativa, della efficacia delle leggi, della libertà di esercizio delle attività economiche. Nel Continente il Paese è preceduto solo da Sudafrica, Mauritius, Bostwana e Namibia. Tutti paradisi fiscali tranne il primo. Il Rwanda non lo è».
Quanto fatto dall'Associazione Kwizera onlus (adozioni di bambini a distanza, ristrutturazione di edifici per le attività delle parrocchie di Nyagahanga e di Mutete della diocesi di Byumba, costruzione dell'asilo in un villaggio della parrocchia di Nyagahanga e del laboratorio artigianale di Bungwe, centinaia di ettari di terreno bonificati, decine di migliaia di mattoni realizzati, tonnellate di prodotti agricoli raccolti, centinaia di capi di bestiame allevati, etc.) è poca cosa rispetto all'impegno profuso dai suoi volontari nel condividere gesti di profonda umanità con i tanti rwandesi incontrati. Un libro semplice, quello di Ghilotti, reso ancor più leggibile da una sapiente impaginazione arricchita con eloquenti immagini; sì, semplice, proprio come il gesto di due mani che si stringono in segno d'amicizia.