Lecco, 28 settembre 2012   |  

Giro di Lombardia: in esclusiva la presentazione di Gianni Motta

Intervista esclusiva di Resegoneonline al vincitore del Lombardia del '64 e del Giro d'Italia nel '66. Un commento unico per gli appassionati di questo sport

È tempo del Lombardia per la città di Lecco che, dopo aver ospitato il traguardo della 15° tappa del Giro d’Italia, sarà palcoscenico dell’arrivo della storica classica autunnale, quest’anno dedicata a Felice Gimondi, proprio in quel 29 settembre giorno del suo settantesimo compleanno. E per una competizione storica, abbiamo sentito niente di meno di chi ha scritto la storia del ciclismo: quel Gianni Motta che, oltre al Giro d’Italia del ’66 e a un palmares chilometrico, annovera tra le sue imprese la vittoria nel Lombardia del 1964, dopo una fuga solitaria tra una folla in delirio.

Per un percorso invariato rispetto a quello dello scorso anno, con l’unica sostanziale eccezione del Muro di Sormano (pendenza media del 16%), la folla di pretendenti si identifica nell’èlite del ciclismo mondiale, da Contador a Basso, passando dai vari Rodriguez, Nibali, Gilbert, Wiggings, Sanchez, Cunego, Pellizzotti e tanti altri. Tra aneddoti e annotazioni tecniche, un Gianni Motta mai banale ci conduce attraverso una di quelle gare che, «se la vinci, ti cambia la vita»

Cosa ci può dire del percorso?

Il percorso non è molto lungo per una classica che definisco un monumento: ai miei tempi 251 km non erano molti ma, in quanto a difficoltà e durezza, c’è poco da dire. Per intenderci, dopo soli 75 km c’è la Valcava, una salita già in grado di fare la differenza e di spezzare il gruppo, anche se posta molto distante dal traguardo.

Salite più dure sinonimo di spettacolo, almeno nelle intenzioni degli organizzatori: non crede?

Hanno preferito inserire salite molto dure, piuttosto che optare per lunghi tratti, perché di pendenze ce ne sono parecchie. Se volessero ammazzare la corsa sulla Valcava, rimarrebbero in 20, senza dimenticare che dopo si incontrano ancora Colle Brianza, Ghisallo e Villa Vergano. Abbiamo ancora tutti negli occhi la fuga dell’anno scorso di Zeugg, che se ne è andato sul Villa Vergano, pur non essendo tra i favoriti: nel finale, chi sta bene può staccare gli altri.

Gianni, non starà dimenticando il Muro di Sormano?

Vogliamo parlare del Muro? A me non è mai andato giù: troppo duro, stretto e pericoloso. Il Lombardia è una gara che, in caso di vittoria, ti cambia la vita, mentre un errore, una sbandata o una caduta sul Muro potrebbero falsare la corsa. Magari uno si prepara meticolosamente per il Lombardia e lo perde per una stupidaggine: diciamo che non rende merito.

Che Lombardia sarà, secondo lei?

È diventato un Lombardia da veri scalatori e sicuramente si deciderà sul Muro. Rispetto allo scorso anno, il Ghisallo servirà a dare il colpo di grazia; se dovessero rimanere in pochi dovranno poi tenere sul tratto in discesa, che porta a Oggiono e Villa Vergano.

Facciamo un passo indietro: quali le differenze tra quel Lombardia del ’64 e quello del 2012?

Era il mio primo anno da professionista, attaccai subito sul Ghisallo e poi riprovai in discesa verso Como: diciamo che ero un po’ una sorpresa. Il percorso non era duro come questo, anche se un assunto è sempre valido: la corsa non è dura per il percorso ma, piuttosto, sono i corridori che la rendono dura. Anche il tragitto più semplice può diventare durissimo, se i corridori lo affrontano a tutta; basti vedere l’ultimo Mondiale…

Dice di non avere un gran rapporto con il Muro, ma ci dica la verità su un aneddoto consegnato alla storia: è vero che Massignan, mentre preparava in allenamento il Lombardia del ’61, non riuscì mai a staccarla?

Non ho mai affrontato il Muro in gara e non ricordo bene quella circostanza, mentre Imerio continua a ripeterla e a raccontarla a tutti. Ero un ragazzino e mi stavo allenando sul Ghisallo, quando incontrai un gruppo di professionisti, tra cui proprio Massignan. Andammo a fare il Muro, Imerio forzò ma io non mi stancai. Che dire? Sarà che sul finale di stagione erano stanchi…

Tornando al presente, chi è il suo favorito?

Sicuramente è troppo duro per Gilbert, anche se va come un treno e, se dovesse vincere, ne sarei felice, perché la maglia di Campione del Mondo che taglia il traguardo è sempre un bel vedere. Qui, però, abbiamo un Contador in formissima e un Rodriguez combattivo: tutta gente che al Mondiale non poteva fare nulla, ma che qui ha pane per i suoi denti.

E gli Italiani?

Sì, ci stavo arrivando... Basso credo possa andare forte, anche perché dicono si sia allenato bene per il Lombardia. Lui su tutti, senza dimenticare Nibali, che deve dimostrare di saper tenere sugli ultimi strappi.

Pronostici a parte, cosa si augura di vedere sabato?

Prima di tutto bel tempo, altrimenti sarà una giornata sportivamente tragica. Spero di non vedere spinte sul muro, altrimenti la gara sarebbe falsata; poi guerra, perché di terreno per battagliare ce n’è, eccome…

Motta correrebbe questo Lombardia?

Cero che sì: cosa dovrei fare? Stare a guardare? Non assicurerei la vittoria perché sarebbe troppo duro per me; sicuramente, però, un attacco in discesa dalla Colma…