Lecco, 03 ottobre 2012   |  

Ciresa: "Il porto alle Caviate, e in centro un mercato ridotto di qualità"

"Il mercato vero e proprio può restare alla Piccola - dice il presidente Confcommercio a tutto campo sul Pgt - ma 40-50 bancarelle una volta a settimana in centro"

Esaurita la "sezione politica", con le interviste a Alberto Invernizzi (Appello per Lecco) e Stefano Chirico (Pdl), il dibattito di Resegoneonline sul Pgt si sposta sulla società civile. Protagonista oggi del nostro dialogo sulla Lecco che sarà, il Presidente Confcommercio Lecco, Peppino Ciresa, tra l'altro già assessore al Commercio del Comune di Lecco.


Presidente, quanta fiducia ha nel Pgt, uno strumento per molti versi nuovo rispetto al vecchio Piano regolatore?

La fiducia dev’essere tanta, perché il piano di governo del territorio è il futuro della città. Più il dibattito è approfondito, più gli amministratori hanno indicazioni per poter programmare il futuro della città. L’importante è parlarne, sentire il parere di tutti, e poi però giungere a una sintesi sulle decisioni che si devono prendere.

Come ha visto la partecipazione dei cittadini e della società civile?

Beh, parlo per noi come Confcommercio: abbiamo fatto molte osservazioni sulle cose che ci stavano a cuore già dall’anno scorso, siamo stati tra i primi a farle.

Entriamo nel merito. Questione mercato: in centro, nei rioni, alla Piccola o nelle piazze. Lei come la vede?

Premetto che per 5 anni ho ricoperto il ruolo di assessore al Commercio e la questione mercato l’ho vissuta in prima persona, anche se la decisione di spostarlo è stata presa dalla precedente giunta Bodega. Fin da allora c’erano gli operatori contenti di essere alla Piccola, come gli agroalimentari, e quelli contro, come le categorie dell’abbiglimaneto. Poi è arrivato il discorso del Politecnico: c’è stato un consiglio comunale ad hoc, in cui tutti i consiglieri comunali e assessori hanno potuto dire la loro sul futuro della Piccola. Noi avevamo auspicato che l’area della Piccola venisse ristrutturata e fosse predisposto uno spazio adeguato e moderno per il mercato, per valorizzare anche l’importante indotto di persone e di studenti che avrebbero gravitato in quella zona. Si potevano recuperare le palazzine tutelate dalle belle arti, pensare a de ristoranti e dei bar, a un ufficio postale decentrato, piuttosto che ad un ufficio bancario. Allora la vedevo così.

Cos’è cambiato rispetto ad allora? Si può ripensare a qualcosa?

Adesso sono venute a galla nuove idee e, considerato il momento difficile del commercio, anche in centro, si, si può anche ripensare qualcosa. Se emergono opportunità o idee percorribili, parliamone almeno. Non dico farle in un giorno, ma parliamone. Seguendo il dibattito di questi giorni mi sto facendo un’idea su quello che potrebbe essere il mercato in centro. Sicuramente il mercato tradizionale delle due giornate potrebbe restare alla Piccola, ovviamente con l’area rimessa a posto. In centro invece penserei a un mercato ridotto di grande qualità, fatto in mezza giornata, il mattino o il pomeriggio, con 40-50 bancarelle al massimo. Mi viene da pensare allo Shopping di sera che facciamo già noi nei mesi estivi, il giovedì sera. Si potrebbe pensare di farlo tutto l’anno, e sul lungolago d’estate dare spazio a queste 40-50 bancarelle, questo mercato di qualità. D’inverno, invece, potrebbe essere ospitato all’interno di piazza Garibaldi.

Un mercato ridotto di grande qualità quindi.

Certo, qualcosa che faccia da richiamo per i turisti, qualcosa che, chi arriva sul lago o in battello da Bellagio, giri volentieri. Potrebbe essere un discorso legato al turismo, ma anche di un indotto che dia una mano agli altri commercianti del centro che in questo momento stanno soffrendo. Personalmente ne ho sentiti diversi, e se è una cosa con l’impatto giusto, studiata bene, tenuto conto ovviamente di tutte le difficoltà che possono sorgere, la vedono sicuramente di buon occhio. Si tratterebbe di allargare la Ztl: il mercato potrebbe essere pensato partendo da metà viale Dante, dal bar Manzoni verso piazza Garibaldi, sfruttando poi quel tratto di via Cattaneo chiuso ai bus e quindi arrivando in piazza Garibaldi. E’ una cosa a impatto quasi zero, ma se fatta bene porterebbero un bell’indotto ai commercianti

Ovviamente il tutto va studiato unitamente al problema parcheggi.

Certo, è chiaro che questo discorso va fatto congiuntamente all’apertura di Piazza Affari e alla ripartenza del progetto del Serpentino. Anche se questa soluzione, a ben pensarci, non porta via poi così tanti parcheggi. Giusto una cinquantina, perché nella parte alta di via Dante verrebbero lasciati. Comunque, è chiaro, bisogna ragionarci insieme agli operatori del mercato.

Una questione su cui invece sembrate irremovibili è l’allargamento della Ztl al lungolago nelle giornate festive dei mesi estivi. Eppure molte campane la indicano come una soluzione per rilanciare il centro città.

Per carità, può essere un’idea anche questa, ma prima devono esserci i parcheggi. C’è anche l’idea di costruire un silos all’Orsa maggiore e far arrivare lì la ciclopedonale. Tutto bene, anzi, questo mi conforta perché il discorso porterebbe poi alla decisione di fare il porto alle Caviate e non alla Malpensata. Ma il problema rimane. Pensiamoci, Como che è molto più città di Lecco, e avrebbe anche più spazio non essendo stretta tra lago e montagne, il lungolago non l’ha chiuso. Consideriamo anche che rispetto a tante altre città dove c’è un centro storico e intorno una viabilità a 360 gradi, e lì è facile chiudere, noi ne abbiamo una viabilità che si muove solo su 180°. Dirottare tutta la viabilità nella parte interna, vuol dire mettere in sofferenza tutto il resto della città. Bisogna tener conto di queste cose.

Quindi no definitivo al lungolago chiuso?

Posso capire il lungolago chiuso durante un evento: c’è una manifestazione, c’è bisogno di spazio, va bene chiuderlo per quel sabato e domenica. Quello che intendo dire è che il lungolago chiuso non è il fine, perchè una volta chiuso il lungolago non hai risolto il problema del turismo. Casomai è un mezzo se c’è qualcosa, se si costruisce un evento: in quel caso i commercianti sono i primi a dire “Chiudiamo il lungolago”. Ma oggi come oggi, la gente passa in macchina sul lungolago, vede che c’è qualcosa, trova il parcheggio e si ferma. Se invece si trovasse lo sbarramento al Larius, facile anche che gira e torna a casa. Noi abbiamo diversi operatori commerciali da piazza Cermenati alle Caviate. Quando c’è il lungolago chiuso, non lavorano più, perché nessuno fa il giro per arrivare al tratto dietro. I nostri operatori in quella zona sono davvero penalizzati, quindi per questo dico che il parcheggio del Serpentino e quello delle Caviate sono assolutamente indispensabili a lungo termine: sono i parcheggi della parte nord della città. Oggi tutti quelli che arrivano da nord sono sempre in difficoltà a parcheggiare.

Diceva che alle Caviate vedrebbe bene un sistema porto-parcheggi

Non cambierò mai idea: il posto giusto per fare il porto è alle Caviate. In questi giorni di vento, tra l’altro si notava che la zona più colpita dall’aria forte e dal lago grosso è proprio quella della Malpensata. Impossibile pensare a un porto. Lì, casomai, si può pensare a una soluzione diversa. L’altro giorno eravamo come Confcommercio a Como, al Patto della nautica e abbiamo visto che anche altri paesi l’hanno fatto, hanno messo piccoli pontili semovibili galleggianti, anche tre o quattro visto che costano poco, come quello del Taxi Boat, come “parcheggi” delle barche. L’idea è: arrivi in barca alla Malpensata, c’è un parcometro, lasci la barca, fai il tuo giro, mangi, e poi torni. Già trent’anni fa c’erano due pontili galleggianti che facevano da porto naturale proprio alla Malpensata. Un’operazione del genere lì si deve fare, e già domattina. Il porto vero e proprio invece lo farei alle Caviate, naturalmente ridimensionato a 100-150 posti barca e non con tutti quei metri cubi di cemento. Alle Caviate, del resto, ci sono 28 metri di profondità, potrebbero entrarci anche barche con la chiglia più profonda, contro i 7-8 metri della Malpensata. Ultimo aspetto: fare il porto alle Caviate vorrebbe dire allungare fin lì la passeggiata lungolago, che oggi nel secondo tratto ha un tono minore.

Tutti questi sono scenari di città futuribili, ma tutti legati al turismo. Confermiamo: è questo il settore su cui puntare?

Il futuro della nostra città e del territorio è sicuramente legato ad incentivare il turismo, perché per il resto non si vede nessuna luce all’orizzonte. Nessuno vuole dimenticare il ruolo del manifatturiero che è stato e sarà sicuramente importante, però se riuscissimo a recuperare ad esempio anche solo 500 posti di lavoro sui 4000 che abbiamo perso è già qualcosa. Anche i dati statistici dello scorso anno testimoniano che nel turismo qualche posto di lavoro è stato creato. A proposito di turismo, ricordo anche il progetto che abbiamo messo in campo l’anno che avevamo la presidenza del tavolo consuntivo della Deutsche Bank. Avevamo lanciato l’idea di riqualificare la navigazione nel nostro bacino di Lecco. Il progetto sta andando avanti, grazie alla Regione alla Provincia e al Comune di Valmadrera: prevede il rimessaggio notturno dei battelli in zona Parè, la riqualificazione e ampliamento del porto di Parè, e due vaporetti che continuano a girare tra tutti i comuni del ramo lecchese.

Siamo alle conclusioni: come vorrebbe Lecco tra vent’anni?

Una città che diventi anche una città di studenti e di molti giovani che vengono a Lecco. Vorrei vederla organizzata turisticamente bene, mi piacerebbe vedere questi battelli che girano. Vorrei vedere una città con un lungolago bello, magari tirar via tutte le macchine che ci sono sul lungolago, un domani che ci saranno i parcheggi che abbiamo detto, e far passare la ciclabile anche da lì.

Due cose che farebbe immediatamente per la città, se avesse le risorse per farle?

Prima cosa sarebbe quella di riuscire a mettere in campo tutto quello che abbiamo detto, dalle piste ciclabili ai parcheggi, dalla navigazione al lungolago rimesso a posto, perché vorrebbe dire creare un’immagine bella per la città. Secondo, dare opportunità a tutti i giovani di avere un posto di lavoro.

Questo però è un miracolo.

Si, sarebbe quasi miracoloso, perché bisognerebbe cambiare tanto, e soprattutto a Roma. Ma vi assicuro che per i giovani e l’occupazione il nostro comparto può fare molto.